Spazi, beni e servizi possono presentare barriere all’accesso per persone che non rientrano in “casistiche standard”, ovvero per tutti coloro che non sono gli “utenti medi”. Questo perché è più semplice e più intuitivo progettare in base a un’idea di utente, piuttosto che considerare le necessità specifiche di qualcuno.
Già negli anni ’70 Ronald Mace, un architetto con una grave disabilità motoria, ha sfidato questa visione proponendo un paradigma di progettazione basato proprio sull’attenzione alle differenze: progettare per i casi limite, per chi è in maggiore difficoltà, significa risparmiare tempo e risorse che altrimenti andrebbero dedicate agli adattamenti ex post. Fornire soluzioni pensate per tutti insieme ad alternative di pari dignità permette di trarre dalle differenze una reale possibilità di arricchimento.
Questi principi si possono estendere anche alla didattica: comprendendo a fondo quali tipi di problemi si possano presentare per alunni e studenti con BES, si possono individuare indicazioni utili per favorire l’apprendimento di tutti. L’obiettivo di questo intervento sarà fare luce sulla ricerca internazionale in merito, mettendo in evidenza i vantaggi che si possono trarre anche da accorgimenti molto semplici.
Con Andrea Mangiatordi