Scuola Primaria Giusti- Milano

Qual è la sfida più grande che la scuola deve affrontare in questo momento? Per “sfida”  intendo il cambiamento che si deve compiere.

Io ho molto chiaro dentro di me quale cambiamento sia necessario alla scuola: lo sento su di me, nel mio contesto scolastico, ma lo avverto anche confrontandomi con i colleghi e in Università. Questo è un momento di impasse forte, nel senso che è evidente che qualcosa nella società sta profondamente cambiando. È cambiato lentamente, ma è come se nel frattempo la scuola non fosse cambiata con i ritmi con cui sta cambiando la società. Da qualche anno  lo sento in modo critico che la scuola non sta veramente rispondendo alle esigenze dei bambini, parlo di scuola primaria ovviamente. Sempre di più arrivano bambini che fanno fatica a stare nella scuola e a sentire nella scuola un luogo bello in cui restare per otto ore. Sempre di più ci sono bambini che fanno molta fatica a stare nei ritmi che la scuola richiede, rispetto anche a regole di convivenza civile che probabilmente nel frattempo sono cambiate anche fuori. A mio parere, per un bambino che arriva dallo 0-6 anni, la richiesta della scuola primaria sta diventando un po’ “alta”; o forse sarebbe meglio definirla non adatta, “spostata” rispetto alle esigenze.

Io non penso che bambini siano sbagliati eppure, e ora insegno da 12 anni, vedo tanti bambini in difficoltà. Attualmente non sono più serena in classe perché devo gestire una molteplicità di problematiche individuali diverse tra loro, estremamente complesse da gestire in un gruppo di 25 bambini, volendo anche rispettare i bisogni dei bambini che le problematiche non le esprimono così fortemente. Ultimamente non vivo più la classe come un luogo in cui ci si rilassa: sono in estrema tensione, perché faccio fatica a tenere insieme in maniera serena il gruppo. Poi inspiegabilmente -nonostante questa mia tensione- ho dei riscontri sempre molto positivi, per cui penso che la voglia che ci metto qualche risultato lo dia e i bambini lo sentano.

Penso quindi che la sfida della scuola debba essere quella di ridurre un po’ i ritmi. Tutto va troppo veloce fuori e dentro. E’ una questione di tempo: tutto deve essere vissuto in modo molto più lento. Le richieste e la pressione da parte della scuola e delle famiglie sono diventate troppo forti.  In questo senso la sfida della scuola primaria, così come quella della scuola d’infanzia, è quella di rallentare i tempi e i ritmi della scuola in maniera drastica, radicale: da quello comincerei poi a ripensare su cosa sia importante veramente lavorare.

Sono l’insegnante che sono in virtù anche di due incontri: uno con un uomo e uno con una donna.

Il primo è l’insegnante che ho potuto osservare tanto da fuori, perché nel percorso di dottorato sono potuta entrare in classe sua interrottamente per due anni con la telecamera: è stata una formazione potentissima perché ho osservato, osservato. E ho rivisto i video realizzati fino alla nausea . Queste registrazioni sono servite a fare una formazione reciproca, cosa che mi ha fatto crescere tantissimo, raccogliendo tanti aspetti che neppure la formazione all’università era riuscita a darmi. Il secondo incontro  è avvenuto in questa scuola, dove ho trovato una collega che mi ha fatta crescere tanto, nella quotidianità. Lei mi ha seguita e sostenuta, mi ha fatto vedere che cosa devo cambiare, che cosa era più importante fare e che cosa meno, mi ha aiutata con i bambini con cui avevo problemi, era la mia spalla e il mio confronto. Ho capito proprio che non potrei mai tornare alla scuola dell’insegnante unico; il confronto è essenziale.