Non è per nulla facile frequentare una terza professionale nel post pandemia del 2021/22. Non è per nulla facile essere insegnante nella stessa classe.
La pandemia ha fatto saltare i parametri, le relazioni, i valori. In classe nulla è più come prima. Si intuiscono dolori grandi, solitudini e una rabbia enorme, sproporzionata anche per quei corpi grandi e giovani dei miei studenti. Una rabbia così non l’avevo mai vista. Mai sentita. Una rabbia incontenibile a volte, fatta di urla, imprecazioni, gesti violenti. Una rabbia anche mia fatta di frustrazione, impotenza, solitudine.
Ho dovuto fermarmi per forza. Ho capito che insistere con la didattica che so fare era impossibile. Mi sono dovuta inventare molto altro.
Ho letto molto ad alta voce ma brani molto brevi. Ho discusso molto. Ho resistito senza urlare, senza provocare reazioni che poi non avrei potuto governare. Abbiamo riflettuto scrivendo brevi QuickWrite e appunti “ esistenziali” ma tutto sempre in punta di piedi, per tempi brevi, nell’esigenza di costruire relazione per diventare io un adulto affidabile.
Poi è stato eletto il Presidente Mattarella e il suo discorso mi ha molto colpito. I passaggi sulla scuola sembravano scritti per noi. Ne ho fatto un sunto e l’ho portato in classe.
“Tanti, troppi giovani sono sovente costretti in lavori precari e malpagati, quando non confinati in periferie esistenziali. È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni.”
Le “periferie esistenziali” sono andate dritte al punto. Ne è nata una discussione lunghissima su cosa intendesse il Presidente e su cosa ci volesse dire. Abbiamo parlato delle nostre periferie e del nostro essere in qualche modo periferici. Siamo arrivati a ragionare sul diritto all’istruzione e sulla scuola (così tanto odiata) che invece salva. Mi sono entusiasmata tanto. Così tanto che ho scritto al Presidente. Gli ho scritto del mio grande sconforto e della mia grande fatica. Ma anche di come le sue parole avessero risvegliato una classe dal torpore.
Non credevo, ma il Presidente Mattarella ci ha risposto. Non ci credevano nemmeno i ragazzi quando l’ho comunicato in classe. Ecco una parte della risposta, il suo messaggio per loro:
“Ragazze (se ve ne sono) e Ragazzi, la strada di conquista della conoscenza, attraverso lo studio svolto insieme, è quella che cancella ogni periferia esistenziale. Questa non coincide con quelle territoriali ma si trova in ogni ambiente, città o quartiere in cui la chiusura in se stessi illude di potersi affermare mentre, al contrario, sono la capacità di aprirsi alla relazione con gli altri e l’impegno comune gli strumenti che permettono di superare le difficoltà, anche grandi, che sovente si è costretti a incontrare e ad affrontare anche senza averle provocate ma soltanto subite.
Un cordialissimo saluto a tutti Voi
Mattarella.”
Adesso stiamo elaborando risposte. I ragazzi faticano a mettere i pensieri su carta perché nessuno ha mai detto loro che è possibile, che possono farlo. Ci siamo concentrati sulle parole “difficoltà provocate non subite” e sul passaggio “ la chiusura in se stessi illude di potersi affermare mentre, al contrario, sono la capacità di aprirsi alla relazione con gli altri e l’impegno comune gli strumenti che permettono di superare le difficoltà”. I ragazzi provano a crederci. Ci provano. E sono stupiti che il nostro Presidente abbia davvero risposto a loro. Ma purtroppo per alcuni la relazione con gli altri e l’aprirsi all’impegno comune sono ancora sentieri appena accennati, tutti da costruire.
D. scrive così:
“Gentile Presidente,
Son D. alunno della classe dalla Professoressa Minuto. La ringrazio per la sua cortese e gentile risposta e le rispondo a mia volta: per uscire dalle periferie esistenziali bisogna che
si affermi come un punto comune l’idea e la volontà di uscire e affrontare la vita e non rinchiudersi in una piccola realtà. Aggiungo inoltre che a mia modesta opinione bisognerebbe aiutare maggiormente i giovani a uscire da queste piccole realtà che si ritrovano purtroppo già dentro non per loro volontà ma per “eredità”, ovvero per l’acquisizione di un mondo lasciatoci dai nostri predecessori .
La ringrazio ancora per la Sua cortese e e gentile risposta, cordiali saluti.”
E P. scrive:
“Caro presidente sono d’accordo con lei sul fatto che le periferie esistenziali si possano trovare ovunque e non dipendono solo da dove si vive, ma non sono d’accordo sul fatto che si superino con lo studio scolastico perché alcune persone, che con la scuola non si sentono di poter dare il massimo, si creano queste periferie esistenziali proprio a causa di questo.
La ringrazio per la risposta e la saluto cordialmente.”
D. e P. rappresentano il mondo dei miei studenti, ma credo anche il mondo di tanti altri. Tutti i giorni lavoriamo nel mio istituto per scardinare l’eredità di cui parla D. e combattere l’idea che lo studio emargini non includa come dice P.
Ma questo si fa ovunque? Davvero la scuola è il luogo dove combattiamo le periferie esistenziali? Io non lo so. Ci penso spesso. Lascio la risposta e la riflessione a chi avrà la cortesia di leggere.
Sabina Minuto sarà una delle protagoniste della prossima edizione di Sfide, dal 29 aprile al 1° maggio a fieramilanocity. Scopri gli appuntamenti in programma.