L’indagine svolta a dicembre 2019 sui significati dell’insegnare (Per me insegnare vuol dire …) è stata pensata per raccogliere alcune informazioni sulle pratiche didattiche e professionali che i docenti sono soliti prediligere, al fine di avere elementi significativi per organizzare il convegno “I valori della scuola” a Sfide la scuola di tutti che si terrà dal 6 all’8 marzo a Fieramilanocity
Il questionario è stato inviato a tutte le scuole e compilato in forma libera e anonima.
Abbiamo raccolto 377 risposte: 16% provenienti dalle scuole dell’infanzia, 34% dalla primaria, 20 % dalla secondaria di I grado, 29% dalla secondaria II grado. La distribuzione delle risposte a grandi linee corrisponde a grandezze riferibili ai diversi ordini di scuola.
Il 20% delle risposte è stato dato da docenti con meno di 5 anni di insegnamento, il 28% da insegnanti con oltre 25 anni di esperienza.
Per me insegnare vuol dire ….
Risposte (in ordine di frequenza)
- Instaurare un buon rapporto con i miei allievi
- Saper scegliere, all’interno di un repertorio di strategie didattiche, quella più idonea alla situazione ed agli allievi della classe
- Mettere in atto una didattica partecipativa, coinvolgendo regolarmente gli allievi nei processi di apprendimento
- Rendere accessibili i contenuti disciplinari attraverso una organizzazione sequenziale degli stessi e l’uso di un linguaggio idoneo alla classe.
La stragrande maggioranza delle risposte concorda sull’importanza della relazione con gli allievi (il che pare ovvio), poi sulla scelta delle strategie didattiche all’interno di un repertorio (la qual cosa pare molto significativa e non scontata); infine su modalità di apprendimento partecipative.
Sembra registrarsi una maggiore attenzione alla sensibilità relazionale e alla didattica partecipativa, rispetto alla strutturazione dei contenuti.
Insegnare vuol dire anche …..
- Collaborare con i colleghi per instaurare nella scuola un clima che favorisca una crescente attenzione verso gli studenti.
- Poter affrontare insieme ai colleghi i problemi relazionali e di apprendimento che si manifestano in classe
- Aver modo di riflettere collegialmente su cosa e come si insegna
- Coinvolgere le famiglie su tematiche formative e non solo sui risultati scolastici.
Il “clima scolastico” è l’aspetto più importante da curare, seguito dalla preoccupazione per le problematiche relazionali e di apprendimento della classe.
A distanza la riflessione collegiale sull’insegnamento e il coinvolgimento delle famiglie.
Sembra emergere – a conferma dei risultati della prima parte del questionario – una diffusa sensibilità nei confronti dei tratti individuali degli studenti e una particolare attenzione alle condizioni favorevoli a coglierne le caratteristiche personali per trasformarle in risorse per l’apprendimento.
Di un certo interesse le risposte sul tema della collegialità: confrontando quanto risulta dalle diverse risposte, sembra emergere una più diffusa considerazione della collegialità come supporto nelle situazioni problematiche che come vero e proprio contesto comune di riflessione e azione. La scelta delle strategie didattiche per esempio è considerata più una incombenza personale di ciascun insegnante che un compito del gruppo docente.
Il questionario cercava poi di metter in luce l’idea di efficacia dell’insegnamento.
Sulla base della tua esperienza, una pratica didattica è efficace quando …
Su 317 risposte, una prevalenza riguarda il “conseguimento dei risultati” (del resto, l’uso del termine “efficacia” nel quesito non era neutrale). Viene riconosciuto un rilievo notevole comunque al clima, alla cooperazione in classe, alla laboratorialità e alla multidisciplinarità.
Infine, una domanda che chiedeva ai docenti di ricordare un’esperienza significativa di apprendimento:
Quella volta che ho imparato ……
Domanda forse non apprezzata da tutti. Su 119 risposte, l’ordine delle stesse mette in evidenza la dimensione esperienziale come segno dell’apprendimento significativo. Gli insegnanti che hanno risposto dicono di aver imparato grazie a (in ordine di frequenza): l’esperienza e la partecipazione diretta, la serenità del contesto, l’integrazione delle conoscenze e la possibilità di imparare dagli errori, infine l’apprendimento tra pari.
Del resto occorre segnalare che nessuno ha portato esempi concreti né concreti riferimenti a situazioni scolastiche specifiche.
In breve. Pare emergere la consapevolezza che non sono più attuali forme standardizzate di insegnamento e che la dimensione laboratoriale (operatività, dialogicità, riflessività) abbia maggiori possibilità di successo. A conclusione e sintesi, riprendo infine da Barbara Rogoff (La natura culturale dello sviluppo, R. Cortina) l’ipotesi che fare scuola si possa venire inteso come “l’insieme delle occasioni offerte agli alunni di partecipare ad attività culturali organizzate”.
Lo Staff di Sfide